martedì 14 ottobre 2008

Di che colore è la pelle di Dio

"Vergognatevi" è il grido dei ragazzi di Brinzio. Hanno scelto di non usare "molte parole, tutte poco belle", per definire chi ha imbrattato i loro lavori.
Colorare le sagome dei bambini neri facendoli diventare bianchi è un gesto stupido, arrogante e inutile. Non siamo nel mondo dello spettacolo dove un cantante decide di schiarirsi la pelle.
Episodi come quello successo nel paesino del parco sono il sintomo di una società in grave difficoltà. Un paese che sta cambiando e i cui processi sono inarrestabili e sarebbe ora di cominciare a dirlo con chiarezza. E allora se così è, e sarà sempre di più, iniziamo a riflettere, ad affrontare le cose per quelle che sono. Il balletto a cui si assiste da settimane sui mezzi di informazione è patetico e osceno. Cercare distinguo ora non serve a niente. Ogni episodio di intolleranza, di aggressione, di disprezzo della diversità va denunciato e non è tempo di fare analisi contorte e cercare giustificazioni. Così come non è tempo di strumentalizzazioni. Chi si comporta così si chiama fuori dalla possibilità di costruire qualcosa di nuovo, di positivo.
Tanti di noi ricorderanno il testo di una canzone religiosa il cui ritornello si interrogava su "che colore fosse la pelle di Dio". È terribile pensare che ancora oggi un candidato presidente alla Casa bianca debba "giustificare" il colore della sua pelle. È terribile che bambini innocenti che hanno lavorato per realizzare un'opera utile debbano veder rovinato il proprio impegno. E non si tratta dei soliti "quattro imbecilli", perché anche fosse così, il gesto resta gravissimo. Quello che preoccupa non sono gli imbecilli che girano liberi (purtroppo ce ne saranno sempre), ma un clima crescente di rozzezza, di scadimento civile, di vero razzismo.
Ogni singolo gesto può anche sembrare minimale, ma quando si ripetono le cose iniziano a cambiare. Ne va di mezzo la vita di tutti noi a prescindere dal colore della pelle, delle convinzioni religiose, delle appartenenze politiche. E anche per questo ognuno deve fare la propria parte per far crescere la comunità. Altrimenti tensioni, paure, fatica alla convivenza renderanno ognuno di noi molto più debole e molto più brutto.

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