L'Italia degli adolescenti raccontata da un infiltrato è una bella idea. Il libro di Andrea Bajani appena uscito per Einaudi però non sempre è convincente. In un'età di mezzo, a quindici anni dalla fine delle superiori, l'autore si ributta nella mischia e in un mese partecipa a tre gite scolastiche di una scuola di Torino, Firenze e Palermo. Destinazione Parigi e Praga.
Bajani descrive in parallelo le tre esperienze attraverso una scrittura veloce e intrigante. La domanda di Flavia (nome di fantasia come spiega l'autore alla fine del libro) "Ma perché te ne frega tanto di noi?" è centrale e Bajani prova a spiegarlo via via che si svolgono le gite scolastiche. Ne viene fuori un affresco a tante tinte, ma alla fine resta davvero poco.
È un racconto e l'autore non ha mai la pretesa di esaudire un bisogno di analisi sociologica. Questo lo salva. Un po' meno il suo mischiare tanti racconti di gioventù che sembrano messi lì solo a rendere più denso il libro. Ci sono condizioni ed emozioni che sono degli adolescenti di ogni generazione e allora viene facile raccontarle. "Mi rendo conto per la prima volta che a memoria so solo le canzoni che ho imparato fino a diciott'anni. Poi, dopo di allora, non mi è rimasto attaccato niente". E ci torna nelle ultime righe del libro quando afferma che "è una fissazione degli adulti, quella di cercare riparo dalla pioggia, di pensare all'acqua come a una minaccia. È una fissazione degli adulti, esattamente come è una fissazione degli adulti quella di smettere di cantare a voce alta o di smttere di correre. O come quella di smettere di fidarsi".
Bajani, pur sconvolto, si allea con i ragazzi. E ha ragione di diffidare delle analisi di "esperti" che vanno in televisione a spiegare il disagio giovanile e fanno solo bla bla bla. Si perde peò poi via in battute che lascino più di una perplessità Come quando racconta della terribile espeirenza vissuta nel ristorante dell'albergo. "Se davvero volete mettere il naso dentro il disagio giovanile, provate a spacciare rispettivamente per Antipasto e Dessert una macedonia di pesche sciroppate e una merendina confezionata".
Per contro fa bene a soffermarsi per qualche riga sulla figura dei docenti. "La metamorfosi del corpo insegnanti in un'accolita di deficienti è tra i fenomeni antropologicamente più rilevante degli ultimi anni. È l'Italia istruita dei professionisti e dei laureati, che pensano he il professore ne sappia meno di loro". E verrebbe da dire, purtroppo non solo loro.
In complesso carino, molto leggibile, ma non del tutto riuscito. Comunque merita di esser letto.
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