Stamattina, mentre tornavo con i miei figli da Bergamo, ho ricevuto una telefonata da un consigliere regionale. Mi chiedeva la possibilità di vederci e abbiamo concordato per una cena stasera. Stefano, 1 3 anni, mi ha subito chiesto chi fosse e dopo la mia risposta ha affermato: "sai che divertimento". Ho passato La strada da Dalmine a Legnano a raccontare come funziona il mio lavoro, ma soprattutto perché è importante incontrare, parlare, conoscere, al di là del semplice divertimento o delle cose che ci piacciono.
Una conversazione che mi ha stimolato molte riflessioni. La prima è sul bisogno di raccontare, di non dar mai nulla per scontato. Stefano si dice contento del mio lavoro, ma quello che vede e che sente non gli spiega nulla dell'importanza dell'informazione. In lui, vuoi l'età, vuoi un sistema mediatico fasullo, passa l'idea che tutto sia spettacolo o giù di lì.
L'ho visto attento e assorto quando gli ho fatto vedere come sia una fabbrica continua da Bergamo fino quasi a casa nostra. Come tanti marchi che usiamo quotidianamente siano prodotti in Lombardia e siano frutto del lavoro di tante persone. E abbiamo ragionato insieme su chi decide e perché e come non sia sempre stato così.
Una bella chiacchierata. Non so a lui, ma a me è stata utile. Forse più di tanti saggi sulla comunicazione e sull'adolescenza.
1 commento:
Io ho dei figli più piccoli che hanno invece un padre piuttosto schivo di persona, sebbene piuttosto grafomane. Una volta avevo più fiducia nelle pubbliche relazioni, oggi invece preferisco che le sollecitazioni arrivino da dentro di me. Chi può dire, d'altronde, qual è questo mondo e quale l'altro? E soprattutto qual è quello giusto?
Ieri sono stato sulla Cisa in bicicletta. Sul cartello c'era un adesivo con la scritta: soli? Mai.
Condivido; spesso per incontrare davvero qualcuno bisogna isolarsi dagli altri, e lì si scopre che non si è mai soli.
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